Gli oli extravergine dell’Emilia Romagna

Nonostante la Regione palesi, ancora oggi, un interesse prevalente per il comparto frutticolo, l’ulivo rappresenta una delle piante tradizionali dell’Emilia Romagna.

Il paesaggio collinare

Il paesaggio collinare dell’Emilia Romagna, non a caso, si caratterizza principalmente per due coltivazioni: la viticoltura e l’olivicoltura. La produzione di olio ha origini antichissime, tanto che le sue radici risalirebbero addirittura all’età villanoviana. A Brisighella, ad esempio, è stato ritrovato un frantoio ad uso familiare realizzato in epoca romana.

Se la coltivazione delle olive è un’attività rilevante del territorio emiliano, si distingue per la sua concentrazione in determinate aree. È la provincia di Rimini (più della metà dei 5.500 ettari complessivi dedicati all’olivicoltura si trovano qui) la più produttiva, seguita da Forlì-Cesena e Ravenna. La presenza, invece, è sporadica sui rilievi collinari di Bologna, interessando esclusivamente i versanti protetti dai venti freddi. La produzione annuale di olio della Regione viene stimata in circa 10.000 quintali.

L’influenza del clima

In generale, i territori a nord della zona romagnola tendono a risentire maggiormente della rigidità del clima, tipicamente “padano”, un aspetto che non favorisce certamente tale coltura. Le zone nelle quali quest’ultima si sviluppa, invece, possono godere di mesi estivi relativamente freschi e piovosi. In questo modo viene rallentata la maturazione dei frutti, permettendo all’olio di presentare aroma e gusto che richiamano il frutto dell’oliva non completamente matura e franta da poche ore.

Gli oli extravergine

Gli oli emiliano-romagnoli sono ottimi se utilizzati a crudo, ma regalano risultati di rilievo anche in fase di cottura (all’interno di sughi o impiegati per stufare verdure o in frittura). L’olio extravergine di oliva prodotto in Emilia Romagna ha nella presenza di 24 cultivar (12 delle quali autoctone) un fattore determinante, in grado di influire sia a livello organolettico che nutrizionale.

Merita di essere segnalato, in tale ambito, il contributo fornito dall’A.R.P.O. (acronimo di Associazione Regionale tra Produttori Olivicoli), che ha permesso il recupero di alcune delle varietà storiche di ulivi, garantendo piante certificate dal punto di vista  genetico e sanitario.

Le cultivar emiliane

Tra le cultivar principali si segnalano Capolga, Colombina, Correggiolo, Carbunciòn di Carpineta, Nostrana di Brisighella, Orfana e Rossina. Se l’Emilia Romagna, con i suoi 44 prodotti Dop o Igp detiene il record di certificazioni a livello europeo, la Regione si è vista assegnare il riconoscimento Dop per due varietà di oli.

Nel 1992 è stato l’olio extravergine Colline di Romagna a beneficiare del titolo Dop seguito, 6 anni più tardi, dall’olio di Brisighella. Il primo è prodotto all’interno di due province, Forlì Cesena e Rimini, e si distingue per la bassissima acidità e per capacità organolettiche d’eccellenza. Il Brisighella Dop, ottenuto dalla cultivar Nostrana di Brisighella, di colore verde smeraldo, regala sensazioni amarognole e piccanti, accompagnate da un profumo particolarmente intenso.

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