Xylella fastidiosa: l’Apocalisse del Salento

La Xylella fastidiosa è un patogeno batterico delle piante trasmesso da insetti vettori e associato a malattie gravi che interessano un’estesa varietà di piante. E’ stata scoperta su olivi pugliesi, nell’Italia meridionale, a ottobre del 2013. Da allora la sua presenza è stata segnalata anche in Francia, Spagna e Germania.

Il documentario di Paola Ghislieri

Paola Ghisleri, cinematografa, ha girato un documentario sulla Puglia e su come sta cambiando da quando si è manifestata la Xylella. Da voce agli agricoltori, agronomi, frantoiani e addetti ai lavori che cercano un timido segno di speranza per una nuova olivicoltura, pur consapevoli che parte del patrimonio pugliese e del suo paesaggio, in particolare del Salento, non avrà più il fascino dei suoi olivi centenari.

Come ci racconta Paola: “Mio padre ha un Azienda agricola in Puglia. L’ho visto disperato per la Xylella che ha colpito i suoi olivi e ha deciso di fare un reportage su questo problema che è un danno enorme per l’ambiente e per l’olivicoltura”.

Cos’è la Xylella Fastidiosa

Come spiega la Dr. Maria Saponari – ricercatrice presso l’Italian National Research Center (CNR), la Xylella fastidiosa è un batterio che attacca le piante, ossia un agente di malattia per le piante. Il batterio si trasmette da una pianta all’altra attraverso un insetto che di per sé è innocuo, ma il fatto che si sposti per cercare nutrimento da una pianta all’altra purtroppo lo fa diventare un carrier del batterio.

Questo insetto che in gergo tecnico viene chiamato “sputacchina” o, in termini tecnici, Philaenus Spumarius, durante l’estate si sposta tra un olivo e l’altro  molto frequentemente, ed è quindi il periodo di maggiore rischio dove si ha la diffusione del batterio.

Dov’è partita l’epidemia

La diffusione dell’epidemia è partita dalla zona dove è stata identificata per prima, la reale Gallipolino,successivamente si è assistito a una continua espansione della malattia. Come rivelano le autorità fitosanitarie, si é passati dagli 8.000 ettari di terreno infetto nel 2013, a circa circa 775.00. Per quanto riguarda il resto dell’Europa, il batterio è stato già identificato in Corsica, nel sud della Francia, in Spagna e recentemente anche in Portogallo. Tutta la zona costiera Italiana (dalla Liguria, alla Calabria e alle isole) è sicuramente ad alto rischio d’infezione.

Dopo aver infettato un ramo, la Xylella Fastidiosa attacca tutto il ramo grande e alla ripresa vegetativa dell’anno seguente la pianta diventa tutta secca. Michele Martini Carissimo, proprietario di un terreno agricolo è una delle tante voci sconsolate degli olivicoltori: “E’ nato veramente un sentimento per questi alberi, per cui quasi comunichiamo in qualche modo. L’idea che debbano morire tutti, è un dolore immenso”.
Senza questi alberi l’ecosistema dell’intera Puglia cambierà completamente e senza questi alberi non sarà più quasi la Puglia.
Xylella Fastidiosa
Xylella fastidiosa: l’Apocalisse del Salento. Un film di Paola Ghislieri

Com’è arrivato in Italia il batterio

La Xylella fastidiosa ufficialmente viene riscontrate in Puglia, nel Salento, nell’area di Gallipoli nel 2013. La Xylella fastidiosa è ospite di una pianta ornamentale, la pianta del caffè che veniva dal Sud America. Come ci spiega Adriano Abate – Direttore Confagricoltura Brindisi “Dal porto di Rotterdam ci sono state delle importazioni senza le dovute quarantene quindi si esportava in Italia, nel Salento, questo tipo di pianta che ha trovato terreno fertile”. Il batterio si è insediato, ha trovato il proprio ambiente ideale e si è diffuso.

Come si combatte la Xylella

La Xylella fastidiosa si è diffusa in questa maniera perché nell’area mediterranea del Salento non sono state fatte le pratiche indispensabili per il contenimento dal batterio. Non essendoci un antibatterico per bloccare nella pianta la diffusione della malattia, bisognava praticare delle azioni che contenessero la diffusione e l’espansione di questa patologia. Nel caso specifico dovevano essere estirpate le piante colpite e, insieme alle stesse, le piante intorno per creare una specie di cordone sanitario.

Questo tipo di operazioni nel Salento non sono state praticate.  Come afferma Adriano Abate “La Xylella fastidiosa nella mia proprietà ha comportato l’essiccazione del 100% dell’uliveti. Un oliveto di circa 15 ettari. Se tutti noi agricoltori, tutti noi che ci occupiamo dell’agricoltura ai diversi livelli, cominciamo a ragionare in termini di rigenerazione dell’agricoltura stessa e di una ricostruzione del paesaggio, probabilmente potremo avere una Puglia migliore”.

Questo tipo di problematica sicuramente può influire sul turismo di tipo rurale e avere un impatto negativo sugli agriturismi. E poi, c’è anche da dire che chi veniva nel Salento, e chi viene nel Salento, viene per il mare, ma viene anche per il territorio e pervquello che può offrire; e l’olivo vale il 50% dell’agricoltura salentina. Per cui venire in un territorio dove il 50% del paesaggio è devastato ricadrà sull’appeal del turismo.

Xylella Fastidiosa
La Xylella Fastidiosa attacca il primo ramo per poi diffondersi.

La voce degli olivicoltori

Anche Marco Dinunzio, agronomo salentino, ci racconta come il batterio ha influenzato il suo lavoro. “Siamo al 2019 e ha saltato già tre province. Ancora al momento non c’è nessuna cura o antidoto per bloccare questa malattia. Agli agricoltori è stata inviata una lettera della forestale in cui vi era scritto di abbattere gli alberi infetti e quelli non infetti ma vicini nel che nel raggio di cento metri. C’è chi che aveva 4-5 ettari di oliveto e adesso ha solo terreno! Possiamo paragonare la Xylella Fastidiosa alla peste dell’olivicoltura. Quando si sarà estinta l’ultima pianta d’olivo spero di non esserci più”.

“Lotteremo insieme agli alberi perchè è un patrimonio per noi pugliesi. Tolti gli alberi degli olivi abbiamo una grossa fetta del redditto dei nostri agricoltori persa. Credo che la gente non ha ancora capito che sarà il disastro, per l’agricoltura, più grande dell’ultimo periodo. Colpirà il bacino del Mediterraneo, si sposterà tranquillamente in Spagna, in Grecia e tutto il resto. La domanda giusta è: ma la Xylella Fastidiosa che abbiamo adesso sugli alberi dell’olivo una volta che non troverà più alberi d’olivo e avrà bisogno ancora di vivere, prenderà anche altre piante? Colpirà anche tutti gli impianti nuovi di viti che ci sono? Distruggerà anche quelli? Quel è il futuro dell’agricoltura in Puglia?”

 La scomparsa degli alberi centenari

Sta arrivando come una vera e propria desertificazione. Alberi di centinaia di anni purtroppo sono destinati alla scomparsa.
Dove è passata, la Xylella fastidiosa, ha distrutto completamente gli oliveti di Cellina di Nardò e Ogliarola Salentina in cui si è imbattuta. In 5/6 anni tutto il Salento ha avuto un calo del circa 60-70%. Considerando che la Puglia produce il 40% della produzione nazionale e il Salento, forse, un 30% della produzione regionale, è facile farsi due conti. “Il danno sarà sempre maggiore, più tempo perdiamo e peggio sarà” come spiega l’agronomo Donato Taurino.
“Sono state abbattute anche importanti piante dal punto di vista delle caratteristiche paesaggistiche e storiche. E’ stato un approccio molto doloroso per gli agricoltori pugliesi, nati tar gli olivi o con l’olivo”. Afferma Pantaleo Drazza, agronomo. L’olivo rappresenta la popolazione pugliese sia dal punto di vista delle tradizioni, sia come emblema del territorio. Le aziende olivicole specializzate, infatti, hanno avuto grossi problemi a causa di questa epidemia. Il loro reddito e la loro gestione erano legate soprattutto algli olivi che sono stati distrutti. Molti frantoi, nel leccese per esempio, sono stati costretti a chiudere.

La Favolosa FS-17 e il Leccino

Si pensa di piantare la varietà “Leccino” che sembra essere immune da questa malattia e la cultivar “Favolosa” che si coltiva in super intensivo.

L’impianto realizzato con varietà Favolosa FS-17 ha degli aspetti positivi. La cultivar infatti sembra essere immune dagli attacchi della Xylella Fastidiosa. Gli aspetti positivi del modello olivicolo adottato sono connessi anche ad una rapida entrata in produzione e a una meccanizzazione delle operazioni colturali sia dal punto di vista della raccolta ma anche dal punto di vista della potatura; che sono le due operazioni più impegnative nella gestione di un oliveto.

Sono stati praticati degli innesti. Un modo per tentare di recuperare piante che hanno un valore paesaggistico più importante, che sono monumentali. Si è tentato di innestare materiale vegetativo di “Leccino”, anch’essa non sembra essere colpita dalla Xylella Fastidiosa, su una pianta madre di Cellina di Nardò per proteggerla.

Verrano costruiti impianti intensivi e semi-intensivi, molto simili a quelli dei vigneti .

“Avevamo un paesaggio che ci invidiavano tutti. Ci saranno in futuro delle piantagioni di olivo per quanto riguarda la produzione dell’olio, ma non si sostituirà certo il paesaggio”. Sarà un territorio simile a quello andaluso; si riuscirà ad avere nuovo reddito da queste piante resistenti, ma ciò che è irreparabile è proprio il danno paesaggistico, la perdita di questo immenso patrimonio.

Paola Ghislieri ha studiato Media Arts a Royal Holloway University in Inghilterra e si è specializzata in Cinematografia. Poi ha lavorato in una piccola società di produzione a Londra e alla Walt Disney per parecchi anni. E  ha deciso di realizzare dei film indipendenti, tra cui il suo primo documentario riguardante proprio la Xylella Fastidiosa e le sue terribili conseguenze. ( www.paolaghislieri.com)
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