In questo articolo scopriamo da che cosa dipende il prezzo dell’olio EVO, perché l’olio EVO a basso costo non può essere considerato affatto un extravergine di qualità, e come evitare le frodi sull’olio extravergine di oliva.
Il prezzo di un olio extravergine d’oliva spesso è uno specchietto per le allodole. Sugli scaffali dei supermercati esiste ormai una varietà tale di prodotti che anche il costo dell’olio extravergine è estremamente variabile da un olio all’altro. Chiaramente tutti vogliono risparmiare, ma nel caso di un prodotto come l’olio EVO bisogna fare particolarmente attenzione.
Un olio extravergine d’oliva a basso costo quasi certamente porta con sé anche una qualità più bassa rispetto ad altri. Bisogna quindi stare molto attenti, leggere correttamente l’etichetta e da lì capire se si tratta o meno di un olio EVO di ottima qualità.
Impatto visivo e gusto personale sono sicuramente altri due fattori che influiscono sulla scelta, ma che non garantiscono da soli la bontà del prodotto.
Andiamo ora ad analizzare cosa concorre a determinare il prezzo di un olio extravergine d’oliva e perché diffidare dell’olio EVO venduto a costo troppo basso.
Da che cosa dipende il prezzo dell’olio EVO
Sono molti i fattori che determinano il prezzo di un olio EVO.
Principalmente, il prezzo dipende dai costi di produzione e di commercializzazione.
Tra i costi di produzione rientrano innanzitutto il costo della raccolta delle olive: varia a seconda che sia effettuata a mano oppure tramite dei macchinari.
Gli olivi italiani vengono normalmente coltivati secondo tradizione, molto ben spaziati l’uno dall’altro, circa 200 piante totali per ettaro, mentre all’estero si può arrivare fino a 2000. È chiaro dunque che nel primo caso la raccolta può essere effettuata solo manualmente mentre nel secondo diventa facilmente automatizzabile.
Una particolare conformazione del terreno poi, come in Liguria, per esempio, rende la raccolta delle olive obbligatoriamente manuale.
La produzione comporta anche altri costi, come quello della molitura e dell’imbottigliamento, nonché quelli che riguardano la manutenzione del terreno (concimazione o trattamenti biologici) dove gli olivi crescono.
Infine, i costi cambiano anche a seconda che si tratti di olio EVO monovarietale oppure di un blend multivarietale, prodotto con diverse varietà di olive.
I produttori poi devono anche sostenere i costi di certificazione, in caso di prodotti che aspirano a possedere un marchio DOP, IGP o biologico. In caso di grandi produzioni da parte di multinazionali questi costi possono abbassarsi, ma questo non è possibile per piccoli produttori.
Infine, come per il vino, anche l’olio EVO è soggetto a una certa stagionalità, con annate in cui, per via di condizioni climatiche favorevoli o assenza di infestazioni, la qualità delle olive è superiore e la produzione maggiore.
Alla luce di tutte queste voci, un buon olio extravergine non può avere un prezzo inferiore ai 10 euro al litro.
Partendo da questo assunto, secondo il direttore generale di Unaprol (Consorzio Olivicolo Italiano) Nicola Di Noia “ci sono oli anche più cari perché hanno caratteristiche diverse, di maggiore qualità sia dal punto di vista organolettico sia nutrizionale, o perché hanno specifiche certificazioni aggiuntive come DOP e IGP. Il valore del prodotto sia dal punto di vista dell’ambiente, salutistico e organolettico, è spesso anche inferiore rispetto al prezzo finale al pubblico. Dovremmo sempre rifuggire da un prezzo troppo basso. L’olio è un prodotto realizzabile solamente in alcune regioni italiane, con un clima e un terreno favorevole, e questa esclusività già di per sé è una limitazione, così come il fatto di poter raccogliere i frutti solo una volta all’anno”.
Perché l’olio extravergine a basso costo non è di qualità
Spesso un olio EVO a basso costo spacciato per 100% italiano non è tale. In etichetta si può facilmente rilevare se le olive provengono dall’estero, all’interno della Comunità Europea, anche se l’olio viene spacciato per italiano.
Capita che oli provenienti da Spagna, Grecia o Maghreb vengano miscelati con una minima percentuale di olio italiano e siano venduti come se fossero italiani al 100%, con comprensibile, e importante, abbassamento del prezzo di vendita rispetto agli oli EVO che sono effettivamente prodotti in Italia.
Nel caso di olio contraffatto, l’acidità necessaria affinché un olio possa essere definito extravergine (con pH pari a 0,8) viene ottenuta attraverso trattamenti chimici, così come il colore verde acceso è il risultato dell’aggiunta di clorofilla e aromi artificiali.
Un altro elemento importante, presente purtroppo negli oli industriali a basso costo, è la presenza dei pesticidi, utili sì per salvaguardare gli oliveti ma dannosi per la salute.
Bisogna anche considerare il momento della raccolta. Spesso all’estero si raccolgono le olive al culmine della loro maturazione per ottenere una maggior quantità di prodotto, mentre i migliori oli EVO italiani si ottengono da una raccolta di olive ancora non totalmente mature, ma più ricche di polifenoli
Come stare alla larga dalle frodi di olio EVO
Non basta quindi la dicitura “olio EVO” per garantire una reale qualità, vista la quantità di fattori in gioco e di escamotage, anche illegali, per poter vendere a basso costo prodotti contraffatto.
Diventano perciò fondamentali la lettura dell’etichetta, la conoscenza dei parametri che un olio EVO di qualità deve possedere, ma anche, banalmente, l’attenzione alla confezione in cui l’olio viene venduto.
Partendo da quest’ultima, un olio EVO di qualità deve essere contenuto in bottiglie di vetro scuro, per prevenire processi ossidativi che incidono negativamente sul suo gusto, possibilmente dotati di chiusura ermetica e anti rabbocco. Una bottiglia di vetro trasparente, se da un lato mostra immediatamente il colore dell’olio, dall’altro può significare scarsa qualità del prodotto e un più facile deterioramento dello stesso.
L’etichetta, poi, è la carta d’identità di un olio EVO. Deve essere indicato espressamente che si tratta di olio extravergine di oliva, il tipo di produzione che deve essere ottenuta solo dalle olive e con procedimenti meccanici, nonché la provenienza delle olive.
Tra i dati sulla produzione, devono essere indicati l’anno di raccolta delle olive, il lotto di appartenenza e anche la tabella nutrizionale.
Le certificazioni DOP e IGP sono altri due indicatori importanti. Se presenti, significa che l’olio ha seguito un disciplinare di produzione e superato una serie di test di qualità molto precisi.
Purtroppo sui nostri scaffali sono sempre più diffuse varietà di olio cosiddetto decolorato. Si tratta di un tipo di olio trattato chimicamente, per eliminare odori sgradevoli dovuti all’ammasso per giorni di molte olive sotto il sole, che appare senza colore e senza sapore. Viene poi diluito con una piccola percentuale di extravergine e così venduto, in modo del tutto illegale oltre che potenzialmente pericoloso per la salute.
Conclusione
Abbiamo visto che un olio EVO a basso prezzo non porta con sé la qualità che caratterizza un vero olio extravergine di oliva.
Un olio EVO di qualità deve avere una filiera produttiva chiara e tracciabile, che comporta diversi passaggi molto rigidi e che, conseguentemente, aumenta il costo per il consumatore. Il vero olio EVO, anche se più costoso, risulta però sicuro, salutare, e decisamente più gustoso delle contraffazioni.
I piccoli produttori italiani sono sicuramente da preferire. Utilizzano tecniche sicure consolidate nei secoli e hanno maggiore attenzione alla qualità del prodotto finale, vendendo tipi di olio davvero unici al mondo.