Le Marche, al pari di molte altre regioni italiane, si caratterizzano per le origini antichissime dell’olivicoltura e della molitura delle olive. Nel XIII° secolo l’olio veniva richiesto come pedaggio alle navi marchigiane intente a risalire il Po. Nei secoli successivi, l’oro verde continuava ad essere utilizzato come valida forma di pagamento. Ad apprezzare particolarmente l’olio marchigiano furono i veneziani che, non a caso, lo acquistavano per poi rivenderlo.
Negli ultimi anni gli oliveti nelle Marche hanno raggiunto un’estensione di 7.200 ettari, con una produzione media di circa 45.000 quintali. All’inizio del nuovo millennio le Marche ospitavano ben 165 frantoi. La capillare distribuzione degli impianti assicura una rapida molitura, indispensabile per mantenere inalterate le caratteristiche dei frutti. La Regione è famosa anche per l’esistenza di famosi produttori di macchinari per l’industria olearia, potendo così godere delle più moderne tecnologie.
Le previsioni per l’immediato futuro non sono delle più rosee a causa di un calo nella produzione, dovuta soprattutto alle scarse precipitazioni verificatesi negli scorsi mesi estivi. Ad ogni modo, pur se limitato nelle quantità, l’olio marchigiano è destinato a conservare intatte le sue meravigliose caratteristiche organolettiche.
È l’ascolano la parte del territorio all’interno del quale si concentra la coltivazione degli ulivi, tanto che il 50% del patrimonio olivicolo regionale proviene da tale zona. Proprio all’oliva tenera ascolana è riconosciuto il titolo di migliore oliva verde da tavola. Da tale varietà nascono le olive all’ascolana, note in tutto il mondo, e l’olio marchigiano tipico di questa terra. Al di fuori della provincia sono le colline ad ospitare la maggior parte degli uliveti. Pur non rientrando tra le Regioni più produttive, il settore olivicolo-oleario marchigiano si distingue non solo per la qualità intrinseca degli oli, ma anche nella produzione delle cosiddette olive da mensa.
Tra quelle affacciate sull’Adriatico, le Marche sono la Regione situata più a nord ad avere nell’olivo la principale coltura arborea. Di tempi recenti è l’assegnazione del titolo Igp all’olio extravergine d’oliva “Marche”, che presenta un fruttato apprezzabile per le note erbacee fresche e i sentori di mandorla e carciofo. Il fatto che le temperature, nel corso dell’anno, non raggiungano mai valori estremamente elevati, porta questo olio extravergine a presentare un elevato contenuto di polifenoli. Le qualità organolettiche sono destinate a variare in base alle combinazioni delle diverse cultivar. Delle 12 previste dal Disciplinare, 10 sono autoctone (spicca la presenza di Ascolana tenera, Carboncella, Rosciola dei Colli Esini e Piantone di Mogliano). Le 2 varietà aggiuntive, diffuse da più di un secolo nel territorio marchigiano, sono Leccino e Frantoio. Da sottolineare il ridottissimo livello di acidità massima (lo 0,4%).
L’olio extravergine di oliva di Cartoceto rappresenta con ogni probabilità l’olio più conosciuto della Regione, e vede nella Raggiola, Leccino e Frantoio le cultivar principali. Il risultato è un olio verde con riflessi giallo oro, profumi di mela acerba e mandorla verde, e un’acidità inferiore allo 0,5%.
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